Ghisa: elemento chiave della rivoluzione industriale, elemento costante che ritma gli spazi di un’archeologia del lavoro la quale, abbandonate le vesti di fabbrica, assume nuova vitalità nell’ospitare espressioni d’arte e cultura, diventando non un semplice contenitore (inconsueto quanto suggestivo) ma addirittura agendo da protagonista degli eventi che vi prendono luogo al suo interno.
GHISA Art Fusion è un progetto di fusione tra arte, musica e cibo che mira alla valorizzazione delle realtà storiche industriali del territorio scledense, realtà che tutt’oggi conservano testimonianze della produzione di un tempo.
In questi luoghi del lavoro, reinventati dalla cultura, prenderanno vita una serie di eventi ambientati in un contesto storico, ma attualissimo che si coniuga perfettamente con le espressioni dei vari linguaggi del contemporaneo. Una “fusione” intesa come la combinazione di suggestioni che tende a diventare un percorso alla riscoperta dei sensi. La commistione tra arte e musica scandita nei quattro appuntamenti, sarà arricchita dalla degustazione di vini, birre e cibi scelti proposti da realtà enogastronomiche locali di qualità, con l’intento di creare un rapporto sincretico tra le parti.
Location della rassegna
LANIFICIO CONTE
via XX settembre, Schio.
Uno dei lanifici più antichi, ancora esistenti, della città di Schio, prende il nome da Giovanni Battista Conte, diventato imprenditore dopo aver procurato per anni la materia prima per gli opifici della zona scledense.
L’area su cui si erge l’antica fabbrica è ancor oggi circondata in parte da un’alta cinta muraria, che inizialmente circondava anche il parco e la residenza della famiglia Conte. La forza idrica della Roggia Maestra che corre lungo la fabbrica muoveva i folli e i macchinari per la produzione tessile.
Nella seconda metà del XIX secolo il sorgere dell’industria di Francesco Rossi comportò inevitabili modifiche per adeguamenti tecnologici del Lanificio Conte.
La facciata dell’edificio antico è realizzata in mattoni e pietra, scandita da numerose finestre ad arco ribassato.
Nel corso del Novecento al corpo di fabbrica principale, sviluppato su due piani, vennero affiancati altri edifici, in ghisa, in cemento armato e vetro, che vennero adibiti ai processi di filatura e orditura.
Attualmente è in corso un intervento di restauro e riqualificazione di parte del complesso storico del lanificio.
GIARDINO JACQUARD
via Pasubio 150, Schio
Di fronte alla cosiddetta Fabbrica Alta (lo stabilimento “Francesco Rossi 1817”) sorge il Giardino del Lanificio Rossi, realizzato per volontà di Alessandro Rossi tra il 1859 e il 1878 ad opera dell’architetto Antonio Caregaro Negrin. Il giardino, disposto in parte in pianura ed in parte in pendio, si presenta come un maestoso complesso scenografico all’interno del quale si alternano nuovi edifici che ne cingono il perimetro, il monumento bronzeo che ritrae Alessandro Rossi, una torretta ottagonale, inizialmente collegata con la Tessitura Jacquard, una serra con enormi vetrate, sculture, il tutto distribuito armonicamente all’interno del cospicuo patrimonio botanico che ancora si conserva. I giochi d’acqua e le fontane che decoravano il giardino alla fine dell’Ottocento sono scomparsi a seguito di rimaneggiamenti del progetto originario. In origine l’area collinare ospitava gli asciugatoi delle lane e gli stenditoi dei panni prodotti nel Lanificio attiguo. Il pittoresco giardino si inserisce all’interno del programma di rivalutazione urbana attuato dai Rossi intorno alla fine dell’800 (la realizzazione del Nuovo Quartiere Operaio, le villette e nell’ottica del partenariato in stile anglosassone che voleva migliorare la qualità di vita dei propri dipendenti) donando agli operai un luogo nel quale si potessero riposare e svagare. L’ingresso principale al giardino si trova in asse con la porta tuscanica della “Francesco Rossi 1817”, sottolinea l’inevitabile collegamento tra la fabbrica e il suo giardino, pur espressi in stili completamente distinti, ispirati alla vena eclettica tipica dell’epoca. La cancellata in ferro battuto con motivi floreali consente la visione del giardino dalla strada (Via Pasubio). Per le cinte murarie l’arch. Caregaro Negrin impiegò diversi materiali lapidei (pietrame, ciottoli, cotto e pietra di pregio) così da creare eleganti effetti geometrici giocando con la varietà cromatica. Il sistema di grotte artificiali con stalattiti e stalagmiti è una delle maggiori curiosità del giardino.
FABBRICA SACCARDO
via Progresso 1, Schio.
A sostegno della produzione tessile che si stava ampliando nell’area scledense lungo la strada del Tretto, in una zona strategica per il reperimento di materie prime, sorse intorno alla fine dell’Ottocento la Fabbrica di Giuseppe Saccardo, dedicata alla produzione di navette e tubetti di carta usati nei macchinari industriali per la lavorazione dei filati. Per un breve periodo, durante la prima guerra mondiale, la fabbrica interruppe la sua consueta funzione per produrre giocattoli e scafi. La posizione, oltre ad essere ottimale perché centrale a diverse vie di comunicazione, poteva sfruttare l’energia idrica del torrente Orco: tra il 1904 e il 1911 venne realizzata la Centrale Idroelettrica Saccardo (ancora in funzione) incanalando in una condotta forzata il torrente che correva proprio a ridosso della fabbrica così da alimentare costantemente le turbine. Negli anni Novanta un restauro ha trasformato la Centrale nel Museo dell’energia elettrica, all’interno del quale sono presenti i quadri di comando con pannelli in marmo di Carrara, le antiche turbine dismesse a fianco dei motori che fungevano da supporto all’energia idrica nei momenti di maggiore fabbisogno o a causa di scarsa piovosità. Il corpo di fabbrica originario, dopo un lungo periodo di abbandono, è stato recuperato nel 1991 dal Consorzio Progresso e a tutt’oggi ospita diverse attività produttive. L’intero complesso copre una superficie di oltre 25 mila metri quadrati. I due edifici a shed, uno a monte ed uno a valle, con una serie di facciate digradanti con aperture profilate in mattoni.
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